Inaugurazione della Scuola Eugenio Garin: intervento di Michele Ciliberto

Presentazione Scuola Post Doc 18 gennaio 2019

 

Per l’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento l’inaugurazione della Scuola postdottorale intitolata a Eugenio Garin è un momento molto importante e scandisce in modo profondo la sua storia. Siamo nati negli anni Trenta e abbiamo quindi ormai quasi un secolo di vita durante il quale abbiamo cercato di svolgere nel modo migliore il mandato che è definito nel nostro statuto: «promuovere la pubblicazione di testi, studi e periodici; promuovere lo sviluppo di una biblioteca e di una fototeca specializzata; promuovere attività di ricerca e di alta formazione – compresi corsi di dottorato di ricerca –, attraverso seminari e conferenze; conferire borse e sussidi di studio che permettano lo svolgimento di ricerche attinenti all’attività dell’Istituto».

In questo lungo periodo l’Istituto è stato presieduto da personalità di primo piano della cultura italiana: Giovanni Papini, che fu il fondatore del Centro Nazionale di Studi sul Rinascimento, Mario Salmi, Eugenio Garin e Cesare Vasoli. Tutte personalità di primo piano fra le quali spicca però, senza alcun dubbio, quella di Eugenio Garin che iniziò a collaborare con l’Istituto alla fine degli anni Trenta, pubblicando un libro che ha segnato i nostri studi – Filosofi italiani del Quattrocento –, fino a diventarne prima Vice Presidente, poi Presidente, infine Presidente onorario. Fu a lungo anche nella redazione e poi nella direzione della rivista dell’Istituto, «Rinascimento», alla quale riuscì a dare con il suo lavoro grande prestigio sia in Italia che sul piano internazionale.

Come tutti i Presidenti dell’Istituto Garin ebbe grande cura per la Biblioteca dell’Istituto che oggi raccoglie circa 80.000 volumi e un numero imponente di riviste, circa 600 fra quelle attive e quelle che hanno smesso la loro attività.

Accanto ai fondi ordinari nella Biblioteca sono presenti alcuni fondamentali Fondi speciali fra i quali si distingue il fondo Machiavelli-Serristori che raccoglie alcune delle principali stampe cinquecentine delle opere di Machiavelli oltre alle loro prime traduzioni nelle più importanti lingue europee. Un fondo, mi piace ribadirlo, che è davvero una risorsa straordinaria per chi vuole studiare sia Machiavelli che la cultura italiana ed europea tra Cinquecento e Settecento.

La Biblioteca è sempre stata il cuore dell’attività dell’Istituto e anche grazie al rapporto con l’Associazione IRIS è ormai completamente informatizzata e collabora con le altre Biblioteche che fanno parte dell’Associazione: l’Harvard University Center Villa I Tatti, l’Istituto Universitario Olandese di Storia dell’arte, la Biblioteca degli Uffizi, l’Opificio delle Pietre Dure, il Museo Nazionale del Bargello, la Biblioteca Leonardiana.

Tenere aggiornata questa Biblioteca e soprattutto le riviste che ne sono, come ho detto, un patrimonio fondamentale, non è facile; anzi per una lunga fase – a cominciare dal 2006 – è stato particolarmente difficile, impossibile. Solamente grazie a finanziamenti speciali dell’Assessorato alla Cultura della Regione Toscana siamo riusciti a colmare da poco più di un anno i vuoti che si erano venuti a creare. Oggi siamo in grado di poter dire che tutte le riviste attive sono presenti nella loro integrità e naturalmente a disposizione degli studiosi.

La nostra Biblioteca è comunque ben conosciuta dagli studiosi, e utilizzati sono i nostri fondi speciali (fra l’altro possediamo anche l’edizione dell’Encyclopédie di d’Alembert e Diderot pubblicata a Lucca nel 1768 oltre che una delle prime edizioni del Dictionnaire di Bayle). Meno nota, anzi quasi ignorata, anche perché non è ancora stato possibile catalogarla interamente, è la nostra fototeca storica, formata anzitutto per iniziativa del presidente Salmi, che comprende migliaia di immagini delle principali opere dell’Umanesimo e del Rinascimento, oltre a una spettacolare raccolta di circa 4000 fotografie di san Sebastiano. Anche in questo caso, per renderla nota, occorrono fondi e finanziamenti che speriamo di ottenere per mettere a disposizione di tutti questo patrimonio unico.

A cominciare dal nuovo secolo l’Istituto ha iniziato a sviluppare un’attività molto intensa nel campo della formazione post-universitaria varando un Corso di perfezionamento in civiltà dell’Umanesimo e del Rinascimento, in collaborazione con l’Università di Pisa, sulla base del DM 3 ottobre 2001, approvato per iniziativa del Ministro Luigi Berlinguer, che consente agli Istituti di alta cultura, dotati di speciali requisiti, di emettere diplomi equipollenti al titolo di dottore di ricerca rilasciato dalle Università italiane. Questa attività è poi proseguita per un certo periodo in collaborazione con la Scuola Normale Superiore attraverso la istituzione di un dottorato comune in Civiltà dell’Umanesimo e del Rinascimento.

L’intervento dell’Istituto sul piano della formazione post-universitaria è stato molto importante e ha dato risultati significativi, come è facile verificare dal numero di borse assegnate e da quello degli allievi che si sono perfezionati in questi anni.

Esso è stato generato dalla lunga crisi dell’Università italiana, dalle sue difficoltà su questo terreno specifico e dalla persuasione che gli Istituti di alta cultura come il nostro siano chiamati ad assumersi nuove responsabilità contribuendo in maniera diretta alla formazione di nuove generazioni di studiosi. Si è trattato, anche in questo caso, di un momento essenziale nello sviluppo del nostro Istituto che è entrato in questo modo in un nuovo campo, con tutti i rischi che ciò naturalmente comporta, cambiando di fatto e di diritto la propria figura sia sul piano scientifico che sul piano istituzionale in Italia e all’estero.

Nella consapevolezza di questa trasformazione si tentò anche nei primi anni 2000 di varare un dottorato comune con la sede centrale della Harvard University, senza riuscire però in questo caso a raggiungere il risultato per la forte difformità di regolamenti che reggono gli istituti italiani e le università americane. Progetto però che intendiamo riprendere perché istituti come il nostro hanno oggi reali possibilità di sviluppo solo se riescono a muoversi su un piano europeo e, per quanto riguarda i nostri studi, mondiale – dagli Stati Uniti alla Cina nella quale è forte, e da sostenere, l’interesse per la cultura umanistica e rinascimentale e che appare disposta fin da ora a stabilire rapporti di collaborazione con noi.

L’idea di costituire una Scuola post-dottorale intitolata a Eugenio Garin è nata da queste persuasioni e soprattutto da una considerazione.

A nostro giudizio il momento più complicato per coloro che vogliono dedicarsi alla carriera scientifica oggi è rappresentato dalla fase successiva al conseguimento del dottorato di ricerca; è allora che si apre uno spazio vuoto e vengono a mancare possibilità concrete per poter continuare il proprio lavoro.

È precisamente per questo che abbiamo deciso di costituire una Scuola esplicitamente dedicata al post-dottorato, naturalmente nei nostri campi di ricerca, bandendo, come abbiamo cominciato a fare già quest’anno, borse di studio che consentano di poter sviluppare e completare il curriculum scientifico di una nuova generazione di studiosi.

Questo non vuol dire che l’Istituto non intenda anche tenere aperto il nostro Corso di perfezionamento che ha dato, come ho già detto, importanti risultati. Dipende dai finanziamenti di cui l’Istituto potrà disporre nei prossimi anni.

In questo momento la scelta strategica che l’Istituto fa sul terreno della formazione è la Scuola post-dottorale, con l’ambizione di poter stabilire su questo terreno relazioni con altre istituzioni italiane e internazionali, con una particolare proiezione della Scuola verso l’Europa.

L’orizzonte europeo è oggi imprescindibile per qualunque progetto scientifico. Ci adopreremo quindi per muoverci in questa direzione, particolarmente importante per un istituto dedicato allo studio dell’Umanesimo, che ha costituito per secoli la struttura fondamentale della coscienza europea nei suoi punti più alti. Naturalmente fra le istituzioni con le quali la Scuola intende collaborare sono in primo luogo l’Università di Firenze; la Scuola Normale Superiore, con la quale sono già avviate molte forme di collaborazione a cominciare da quella editoriale; con l’Università di Pisa, che è stata e resta per noi un partner molto importante.

Per poter svolgere questo tipo di lavoro, si è già detto, sono necessari finanziamenti adeguati e qui io non posso non esprimere la più alta considerazione del Consiglio dell’Istituto e la mia personale per il sostegno che abbiamo avuto, specialmente negli ultimi anni, dalla Regione Toscana e per la politica lungimirante sia della Presidenza della Regione che dall’Assessorato alla cultura.

Non è vero, oppure non è sempre vero, che le istituzioni si disinteressano della cultura e non si preoccupano di sostenerne lo sviluppo. Qui in Toscana noi abbiamo fatto una esperienza diversa.

Ma altrettanto importante per noi è stato il finanziamento costante della Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze e di altre banche che stanno sostenendo il nostro impegno permettendoci di dotare la Scuola delle indispensabili borse di studio.

Per noi è fondamentale, naturalmente, il finanziamento in primo luogo del Ministero per le attività culturali e anche del MIUR. Devo dire, anche in questo caso, che specialmente il sostegno del MIBAC è e continua ad essere essenziale per la nostra attività e che, anche in questo caso grazie a una politica lungimirante, il nostro finanziamento come quello di altri importanti istituti italiani negli ultimi anni è stato fortemente incrementato.

Questi sono dunque gli obiettivi per cui l’Istituto intende lavorare in questa sede prestigiosa di Palazzo Strozzi nella quale noi siamo attivi dalla fine degli anni Trenta, che ci consente di poter sviluppare il nostro lavoro nel migliore dei modi. Per questo siamo grati al Comune di Firenze, e anche in questo caso alla lungimiranza dei suoi reggitori.

La Scuola è intitolata ad Eugenio Garin, né è difficile comprendere i motivi e le ragioni che ci hanno spinto a fare questa scelta. Non si tratta solo dell’importanza che Garin ha avuto per noi dal punto di vista istituzionale tenendo per molti anni la guida dell’Istituto; abbiamo fatto questa scelta per quello che Garin ha rappresentato nell’ambito degli studi sull’Umanesimo e sul Rinascimento con contributi che hanno segnato un’epoca con ricerche tradotte in ogni parte del mondo: dall’Europa alla Cina.

Quello che ci ha spinto a questa scelta è però soprattutto l’intreccio che ha caratterizzato il lungo lavoro di Garin tra la ricerca scientifica e temi e problemi di carattere etico-civile e perfino religioso, come risulta da tutti i suoi studi.

Senza un problema – senza una domanda, senza una interrogazione – non è possibile svolgere una ricerca che sia capace di stare nel proprio tempo e simultaneamente di oltrepassarlo; si rischia di restare solo nel campo dell’erudizione che certamente è fondamentale ma che non può essere, e non deve essere, l’unico obiettivo di un Istituto come il nostro e di una Scuola quale quella che abbiamo deciso di fondare. Standum est in acie, diceva Coluccio Salutati e amava ripetere proprio Garin.

L’Umanesimo deve essere affrontato anzitutto come problema, come problema europeo, come un nostro problema, attraverso un colloquio costante con i grandi autori che ne costituiscono l’identità e la storia: Alberti, Machiavelli, Guicciardini, Leonardo, Pomponazzi, Campanella, Bruno e tanti altri. Questa è l’ispirazione che ci ha spinto a intitolare la Scuola a Garin e prima ancora a fondare la Scuola sperando di poter svolgere un lavoro importante e degno di interesse per l’Italia.

Come ho cercato di dire, non si tratta solo di buone intenzioni: abbiamo già erogato le prime borse di studio, organizzato in modo regolare seminari e convegni, istituito rapporti di collaborazione con altre importanti istituzioni italiane e internazionali. Abbiamo già cominciato a camminare.

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